venerdì 13 aprile 2012

TRUCIOLO - Sandor Màrai



Non è da tutti aver conosciuto Truciolo ma almeno uno come lui nella vostra vita l'avete sicuramente incontrato e difficilmente siete riusciti ad allontanarlo.


Riabilitando la memoria di un libro sopra le righe cito le ultime pagine di questo capolavoro (Truciolo di Sandor Màrai), sicuramente un libro difficile da accogliere nella propria libreria, tanto quanto è difficile per il protagonista accettare in casa propria questo cane selvaggio e rozzo, estraneo ad ogni tipo di educazione e rispetto umano.
Credo diversamente da questa recensione (che allego con rispettivo link) che Truciolo sia un pretesto per raccontare in maniera del tutto egoistico - superficiale #profondamente superficiale come diceva Andy Warhol# il genere umano ed in questa impresa titanica Màrai sia riuscito a farsi amare e ad amare lui stesso ciò che violentemente lo scuote e lo irrita: parliamo di disordine e ribellione, odio che fa digrignare di denti, rifiuto di ogni regola ed insegnamento.



Ecco la riflessione finale del protagonista/scrittore.
"Forse ho sbagliato, non mi sono comportato abbastanza da padrone con te, con l'autorità che prescrivono i dotti manuali e gli esperti; forse è vero che con gli esseri viventi bisogna per forza attenersi a regole rigide, e ricorrere a sferze e ad accalappiacani. Se davvero è così, non ne voglio sapere. Non capisco niente di questo mondo. Va' e vivi come meglio puoi, e ribellati ogni volta che vuoi.
[...]
Lasciamo Truciolo in questo momento un po' troppo denso di commozione e retorica. Avrà un destino di cane alquanto volgare, un destino pieno di complicazioni, di situazioni ridicole e tragiche; ma ormai è una faccenda che riguarda soltanto questo essere insignificante, e sarebbe inopportuno tediare ulteriormente il lettore con vicende private di bassa lega.
 [...] 
Truciolo è solo una pallida larva nella memoria di chi resta. 

[...]
La buonanima aveva fama di essere un cane infido; nel quartiere Krisztina ci sono ancora dei vecchi che si ricordano di lui. In casa, il suo posto già da tempo è stato occupato da un nuovo cane, che ha ereditato il guinzaglio e la museruola dello sfrattato; si chiama King Jimmy, ha il pelo candido, è schifiltoso e mansueto, è un discendente dell'antichissima razza degli spitz finlandesi, preferisce camminare su due zampe, risponde a vari nomi, è buono e obbediente. 
 [...] 
In una parola è la bontà personificata, l'incarnazione di tutte le più nobili virtù. E' quasi impossibile non amarlo. A volte, il signore si chiede stupito perché non riesca proprio ad amarlo; e perché mai, quando gli torna in mente Truciolo, sente un leggero colpo al cuore. Perché prova una sorta di malinconica nostalgia, a dispetto di tutte le cicatrici di cui lui e tutte le persone che vivono in quella casa portano ancora i segni sulle mani?Ha il sospetto che, nonostante tutti i morsi, il fosco ricordo di Truciolo gli sia persino più caro di tutte le qualità del virtuoso e grazioso King Jimmy.Perché, a mano a mano che va avanti, tentoni, nella vita, commettendo un errore dopo l'altro, comprende che non amiamo tanto ciò che è bello, buono e virtuoso, ma piuttosto tutto ciò che è represso, imperfetto, irrequieto, e che protesta digrignando i denti - tutto ciò che non è virtù e accondiscendenza, ma è invece imperfezione e ribellione.Sì, lettore, è una morale da quattro soldi - ma è una verità di cui non si può fare a meno né nella vita né nell'arte, e val bene il moroso di un cane."

- Peccato. Duecento pagine sulla figura di un cane avrebbero potuto lasciare un segno nella letteratura del Novecento, ma avrebbe dovuto scriverle chi avesse amato i cani, non chi li definisce "esseri di bassa categoria", non chi li disprezza perché si sono venduti la libertà "in cambio di una scodella di zuppa", non chi ritiene che dietro l'attaccamento degli uomini verso i cani vi sia "un'abitudine asociale e morbosa che li porta a riversare sull'animale ciò che gli esseri umani sono soliti elargire ai propri simili...".
Truciolo è un libro autobiografico. Márai racconta una sua esperienza giovanile. Conclude dicendo che "tutto questo è solo un lontano ricordo". E fortunatamente ha infine un dubbio: "forse non capisco niente di cani, non ci siamo capiti, parlavamo due lingue diverse...".
Peccato. Il Márai di Truciolo, il Márai di Braci è uno scrittore che sa farsi ammirare, ma non sa farsi amare. Con Truciolo ha perso una grande opportunità, l'amore di un cane. E noi lettori un'altra grande opportunità, quella di un grande libro. -
Ugo Randone : [ http://www.tiraccontoiclassici.it/opera.php?id=163 ]
Lo pensate anche voi?













2 commenti:

  1. No , è evidente che il padrone amava molto questo cane gli ha dedicato un libro e che libro!Amava in lui la libertà e la spregiudicatezza che l'autore non poteva avere: l'anarchia e non il conformismo attirano e affascinano di più!

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  2. Molti non sanno come approcciare un cane, anche se sta con noi da sempre. Credono di conoscerlo, ma non è così. Non possiamo condividere la mancata intesa di Marai con il puli, cane da pastore ungherese ora considerato da compagnia, ma in realtà bisognoso di movimento e attività intellettiva da coltivare. La letteratura di Marai però non si può liquidare perché Truciolo sparisce senza che neppure comprendiamo dove va a finire...In fondo, quando ripensa a lui, il "padrone" ha pur sempre un colpo al cuore...
    STELLA CERVASIO
    PROGETTO CANE CITTADINO

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