martedì 12 maggio 2015

Sei capace di scrivere qualcosa di importante?

Sei capace di scrivere qualcosa di importante?
Qualcosa che scuota le membra come un fremito durante una pioggia estiva, qualcosa che svegli la mente dopo un dormiveglia quasi infinito.
La carne greve del cervello.

Ti eri dimenticata di averlo giusto sopra di te.
Te? Dove ti trovi? Sotto il cervello, lontano dagli occhi e un poco vicino al cuore.
Sei nella gola, in un tubicino stretto stretto che collega un qualche cosa ad un'altra
cosa che serve da un lato a mangiare ed anche a parlare, ma non insieme ovvio.
Si dice contemporaneamente mi dicono dal divano: contemporaneamente sia.

Sei dunque capace almeno di dire qualcosa di importante?
Qualcosa da prendere i megafoni in manifestazione e scandire a parole grandi.
Quel genere di parole che se le metti nei cartelloni la gente ci fa le fotografie
e li mette prima su facebook poi li cita e dice che ci crede un casino perché si tratta
esattamente di quello che pensano ma loro solo lo pensano e non riescono a dirlo.
Figurati a scriverlo.

Allora non sei capace né a dirlo né a scriverlo?
Non hai nessuna fuoriuscita di nessun tipo dici?
Non borbotta niente dentro questa pentola borbotti, tu, non la pentola.
Son undici minuti di cottura da quando inizia a bollire ripeto scocciata.
Eppure mi spieghi che sono ore che sei sul fuoco e non hai visto nemmeno una bolla.

Ma sono invece io capace di dire veramente qualcosa di importante?
Qualcosa che ti invogli a leggermi non solo nelle righe e tra le righe, quello tu lo sai.
Io intendo quel tipo di interesse che scombussola davvero che ti chiedi se è possibile
avere questo bisogno, questa urgenza che urge, questa emergenza che emerge e tutta
quella serie di parole che derivano da verbi ma che non sempre suonano bene quindi
mi fermo qua.

Sarò capace di non sbagliare indirizzo e punteggiatura, di smettere di scrivere qual con
l'apostrofo rendendomi promotrice di questa grossa delusione che sono le università di
lettere perché non si può studiare così tanto poi lavorare, poi dimenticare chi si è, poi
dimenticare come si scrive poi come si parla e poi magari come si legge.
Finisce che ci credo davvero anche io che siamo un paese di analfabeti e in più ogni
volta che osservo queste statistiche mi sento un numero di quei numeri che mi fanno
vergognare di non essere un numero piccolo quindi diverso quindi migliore.

Insomma fondamentalmente sarò capace di tacere?


C.