giovedì 18 luglio 2013

Avrei voluto scrivere un libro / part I / Nocturne No 1 in B Major Chopin

Ecco, avrei voluto scrivere un libro anni fa.
Uno di quei libri nati best-seller, vincitore di premi e dopo pochi anni girarne il film.
Poi presentare in piazze ventose un'idea letteraria, spiegare ai ragazzi di tutto il mondo che la pagina bianca è la mia migliore amica, raccontare delle notti a scrivere, senza ombra di dubbio, su un'Olivetti demodé, in una casa un poco disordinata con un mare di gatti (orrore) che seguono le mie ombre letterarie.
Scrivere ulteriori romanzi, sempre più banali, con le idee che si annidano negli angoli delle stanze e, giunto il tempo di recuperarli, già altri li hanno sfruttati. Nessuno migliore del primo, diranno gli altri.
Il romanzo d'esordio è una cosa, non avere più visioni, beh quello è proprio un'altra fase.
Fidanzarmi, con un attore di teatro o meglio con un critico d'arte, avere un figlio e ritrovarmi paparazzata su di un'isola pressoché inutile, di quelle isole che credi di conoscere solo tu poi ci trovi la tua estetista ed anche la moglie del sindaco del tuo paesino.
Scoprire di essere stata tradita, strapparsi di dosso la decenza, rotolare tra le parole come Alda Merini, cambiare compagno, scrivere sì, ma più disincantata, volgere uno sguardo alle donne, spedire il figlio in un'Università inglese perché americana è troppo repubblicana, meglio una monarchia, un bel tè e del grigio per studiare.
Trascinarsi tra convegni, fisico appesantito, fascino troppo rigido per essere una buona amante, dipinta malamente da quello sguardo che non ti togli più da dosso: quello di chi vuole insegnare anche quello che non ha capito della vita.
Te lo spiego io.

Precisiamo volevo fare la pittrice, poi il naso, poi la fumettista per bambini, poi avrei sognato di aprire un negozio per vendere quello che la gente non trova da comprare.
Ve lo trovo io.

Ricordo anche di aver pensato ad un bel canile, ad una locanda con vini tipici, nel senso tipicamente inteso. Tipici?Forse anche topici.
Me li bevo io.

Ho poi pensato di poter criticare, ho cominciato con gli amici, i morosi, i familiari, poi son passata alla fotografia e all'arte, ho trovato alcuni momenti di pace e di sollazzo, come se per un istante mi figurassi quell'estasi empatica della condivisione primariamente non estetica del...
Ve lo spiego io.

Mi ero impuntata su un sogno che ripetevo la notte: musica di Chopin in sottofondo, una sorvolata di una valle quasi da sfiorarne le rocce e tremare, da pensare che mentre il fiato si sospende il petto si gonfia come quello di un volatile per irrigidire le braccia in uno slancio rapace. Ed è il vento. Grazie al cielo non ho messo lucidalabbra, nel sogno non ho capelli in bocca. Poi un'immersione lenta, incredibilmente lenta, quasi mi sveglio per spingere la macchina da presa oculare. Un' immersione che ricorda quei momenti prima di cadere, avete idea di quegli istanti che sembrano durare anni?Bam, sei a terra. Mi immergo in un'onda grande come uno schermo lcd di nuova generazione, navigo, io della vecchia generazione, nel nuovo e mi sento libera, leggera, muovo tutto il corpo come si può fare solo immersi nell'acqua.
E' una rinascita, ma senza urli e pianti.
Ve la leggo io.

"C'era una volta... 
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. 
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno. 
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze. 
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome Mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, 
come 
una 
ciliegia matura
...


mercoledì 10 luglio 2013

MENOS TU VIENTRE- Miguel Hernandez


Menos tu vientre, 
todo es confuso. 
Menos tu vientre, 
todo es futuro 
fugaz, pasado 
baldío, turbio. 
Menos tu vientre, 
todo es oculto. 
Menos tu vientre, 
todo inseguro, 
todo postrero, 
polvo sin mundo. 
Menos tu vientre, 
todo es oscuro. 
Menos tu vientre 
claro y profundo.