sabato 21 dicembre 2013

HELIOTROPE BOUQUET

Mi berrei un bel martini ascoltando Heliotrope Bouquet.
Mi butterei sul letto sbattendo in maniera scomposta le gambe.
Mi berrei una tisana rovesciando tutto sul pavimento,
mi trascinerei la sciarpa chiusa fuori dalla portiera dell'auto,
mi troverei al posto sbagliato nel momento perfetto.
Perfetto per un martini.
Non è che mi sbaglierei.

Ho etichettato le persone che vestono di nero.
Non sono capi delicati insomma.
Non bisogna aggredirli né portandoli ad alte temperature né operando
con un linguaggio colorito.
Bisturi e luce fredda.

Mi berrei un bel martini ascoltando Heliotrope Bouquet.
Mi toccherei la barba con indice e pollice, fisserei il muro da
una vecchia poltrona immaginandomi una porta di un saloon.
Un barista, preferibilmente, occhi scuri e carnagione olivastra
mi mostrerebbe il mio posto a bancone.
Uno schiocco di dita ed è un capitolare di passi, un rumore
di un fiume in piena.
Meglio, una cascata con ciottoli.
Son le otto e il mio vicino sta scendendo le scale, forse a tre a tre.

Mi berrei un bel martini ascoltando Heliotrope Bouquet
perché non amo le ripetizioni, nemmeno i vuoti d'aria,
non amo complimenti né tenerezze, mi imbarazza lo sguardo
e schivo i posti affollati.
Un uomo, una donna, un cane, un bambino, non ho limiti
alla timidezza. Son dunque sempre in guerra, non ho mai
bandiere bianche con me, agito un bastone per l'aria come
dovessi catturare farfalle, colpire una mosca.

Mi berrei qualsiasi cosa ascoltando Heliotrope Bouquet,
potrebbe trattarsi del mio matrimonio o del filmino del
mio matrimonio visto con amici.
Strano effetto ti da la letteratura, anche quella più scomposta,
prima ti butti su un letto poi questo si rovescia su di te.
E' una logica anti gravitazionale: vorrei imbarazzarti come
se non avessimo più nemmeno un rifugio.
E invece ti accomodo nella mia letteratura, ho una citazione
per ogni momento, non è il nome ma è il profumo, non è
una parola ma basta solo la sillaba.

Mi berrei, anzi mi mangerei questo bouquet, fior di vaniglia,
dolce come lo zucchero raffinato.
Sbagliato come il rigore che passa la traversa, quel tipo
di esagerazione che teme la sarta quando sbaglia l'orlo.
La forza di andare sempre oltre, ma oltre male.
Non oltre bene.
Oltre mare.

Mi berrei, come una storia raccontata in una notte d'inverno.
e vorrei dire e ridirieeridireeridireeridireeridireeridireeridire:
ti sfugge il punto. Il punto è che io sono qua.
Ed ora io e te ascolteremo Heliotrope Bouquet.



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