martedì 26 giugno 2018

E IL RESTO?

Mi chiedi: e il resto?
Il resto viene da sè, quando si parla di me, tutto viene da sè.
Comincia una brevissima storia clandestina e nessun porto è pronto ad accogliere il nostro barcone.
Rimane in tempesta, anche dopo la tua accoglienza. Perché io mi ribello e su questo suolo non voglio stare, non voglio tornare a casa ma nemmeno voglio fermarmi: cerco vie di fuga, cerco porte e finestre.
Ma tu chi sei? Quella insicura o quello giusto? Credo la insicura.

Il resto diciamo racconta di fiori che sbocciano, di telepatie, di rancore e di dolore, di rabbia e di amore. Un amore così forte che ho ucciso fiori e stagioni quando ho capito che ora non c'è più.

Ammetto che vi ho rovinato l'estate. Piove sempre ma non chiedetemi il perché.

PAUSA LEOPARDIANA

Piove perché manchi te, con tutta la tua assenza, con ogni donna che mi ha scalciato nel sonno, con ogni incubo che mi ha fatto ammalare: non esiste antibiotico per queste cose, non c'è vaccino e non c'è cura.

FINE PAUSA.

Ricordo una cena, ricordo gli occhi della insicura addosso, il controllo di ogni movimento, le mani nella borsetta, il mio telefono, il controllo del mio privato come gestione del suo sentimento: il controllo della comunicazione, il controllo del mio spazio di azione, la grande paura che fossi una, diciamo una come lei; ma ecco, io son meglio, di me non si sa nulla e per mesi vivo il mio sogno americano. Dormiamo insieme, ci svegliamo assieme, sogniamo assieme, mangiamo assieme, camminiamo assieme e siamo una il resto dell'altra, quella parte mancante che rende tutto più morbido da accarezzare.
Accarezzo i capelli di una donna senza avere paura di toccare i miei.
Questa relazione mi rende morbida, fluida, leggera, creativa, euforica, poi a tratti esagitata: faccio tre lavori e passo il mio tempo a progettare nuovi posti di lavoro (ragiono poi in seguito che forse desideravo stare sola con i miei pensieri, ma trovo questa fase della vita molto prolifica perché al momento mi rende molto lucida).
Comincia a mancarmi quando non c'è, comincia a piacermi, nonostante e dico nonostante mi faccia passare dei mesi di vero inferno: comincia tutto con delle bugie che hanno le gambe corte come quelle del mio amato fratello Fiocco Filippo Balzani.

Come disse la Fata Turchina: Ti perdonerò per questa volta, ma ricordati: se del perdono non sarai degno, per tutta la vita sarai di legno.

Con questo mantra inizia una serie di disgustose menzogne e forse Gesualdo Bufalino sa meglio di me che queste sono Le menzogne della notte. Viaggiamo il mondo, il mio mondo, prendiamo l'auto e ce ne andiamo, vogliamo stare io e lei, noi, vogliamo seminare il mondo del nostro polline e ci riusciamo: ogni cosa ci appartiene. Ricordo gli sguardi sulla spiaggia di Rosignano a Mare, ricordo il mercatino di Lerici, il letto di Nizza e l'auto in Sardegna, dove litigare scaldava ancora il cuore o quella cosa là. Ricordo tutto e non vorrei, perché pare una cicatrice che si sta curando e fa quel prurito che però gratta la gola e quando la gola gratta la voce non c'è più perché si parla con gli occhi e gli occhi spesso parlano piangendo.

Benvenuti nella mia malinconia.
Chiederai: e il resto? Il resto nel prossimo post, questo è molto vago.


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