mercoledì 4 settembre 2013

CHET BAKER. Every time we say goodbay



Ogni volta che salutiamo una parte di noi.
Digrigna i denti. 
E' l'anima.
Ringhia e bava e sale, occhi, si è sale. Lacrime.
Ora sale, ma si parla di rabbia. Sale come nei giochi dei luna park.
E' un liquido rosso la rabbia, sembra un prelievo, si ma un prelievo al contrario.
E' una polvere che va negli occhi mentre attraversi un incrocio pericoloso. Magari con la luce
negli occhi.
Polvere e luce. Una coppia biblica.

Ogni volta che ci accorgiamo che siamo due.
Ma dai, perché non tre, quattro, cinque.
Siamo cinque. Dividi per uno. Rimane cinque.
Dividi per due. E quel mezzo dove lo metti?
Fuori dal foglio protocollo, preferibilmente scrivilo sul banco a matita.

Dispari è perfetto.

Ogni volta che salutiamo una parte di noi.
Sospiro profondo.
Quel sospiro che serve ai nervi per rilassarsi. Serve poi non so.
Quel pugno sbattuto sul tavolo, il gesto della gamba.
Un calcio, si ma a chi? A qualcosa che ti faccia male.
Lo spigolo, punta lo spigolo.

E' che non mi frega niente di tutta questa finzione.
Delle foto che scatti a testa in su, dell'ansia che mi dai.

Perché tu sei dove le cose selvagge 
sono.
E tu vai sempre dove le strade non
sono.
E tu mi cerchi e purtroppo sai sempre dove
sono.

Dispari è perfetto.
Il resto fuori dal protocollo.
Quello militare.
Siamo in una guerra fredda.



immagini: SERGIO LARRAIN

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